His cure all was aspirin, which can actually be poisonous. He visited her every few days to rape and abuse her and over the course of that time, she was forced to bear him a multitude of children with no medical assistance. At 18, he put her in the cellar and left her there for the next 24 years. She ran away once as a teen but was dragged back without any inquiry from the cops. It sounds like he had his eyes on Elizabeth from a young age, at least 11. His kids would often help their mother there during breaks. including the fact it was almost exclusively run by his wife and he was too cheap to do upkeep so it eventually fell into disrepair. Then it goes into his children a little bit with his business explained and referenced several times throughout the book. He claimed to love her, but it was a a perverted master-servant type relationship at best. It starts with his up bringing (and then references/circles back to it multiple times), and then his marriage to Rosemarie and how it was very patriarchal and abusive. Which is fair because it IS titled Monster. But when you read it, I swear the majority of it is taken out of the report/interview conducted on Fritzl by psychologists and his lawyer because the vast majority of this book is all about Fritzl. That said, this book claims to be built upon roughly 150+ interviews from doctors, friends and neighbors. I think that feature might be a true crime thing I'll just have to get over. This book also likes to hop around and then repeat events. Just the exact same sentence used 2+ times in a short period of time. This is not to say that events aren't repeated from multiple perspectives. So thank you Allan Hall for not doing that. This is probably my 3rd or 4th true crime novel and Allan Hall has finally confirmed that being extremely repetitive (and I mean a sentence to the letter) is NOT a requirement for writing true crime. I valori trasmessi a Josef dal padre nazista fin nelle ossa, di ordine, disciplina e obbedienza, lo hanno guidato in tutte le sue scelte anche in quelle più mostruose.Ĭosì come, una volta superata la tragedia della guerra, gli austriaci hanno cercato di ripulire la loro immagine nel mondo non parlandone più come se non fosse mai successo, allo stesso modo gli abitanti di Amstetten che hanno assistito ad alcuni comportamenti dell’uomo e della famiglia che avrebbero potuto destare sospetti, gli stessi assistenti sociali che non si siano minimamente insospettiti per tutti i bambini lasciati sulla porta della casa di questi nonni, perfino la polizia che non ha mai fatto ricerche della ragazza credendo senza obiezioni o dubbi all’adesione della ragazza ad una setta, hanno tutti cercato di evitare l’inevitabile, cioè di non far venire fuori un disastro di cui si sarebbe parlato attraverso i media, intaccando quell’immagine di perfezione che l’Austria ha tanto faticato a costruirsi. Nell’Olocausto gli austriaci sono stati in prima linea contribuendo allo sterminio di tantissimi rappresentanti delle categorie più varie tra ebrei, testimoni di Geova, zingari, disabili, omosessuali, testimoni di Geova e tante altre minoranze e gli stessi erano il 75 per cento dei comandanti dei campi di concentramento e sterminio. Rileva chiaramente come la radice della psicopatia del padre affondi nella storia di stampo nazista che ha contraddistinto questa nazione nel periodo dell’Anschluss vissuta dai cittadini come vittoria e liberazione e non come dominazione. L’aspetto più sconvolgente di tutta questa storia e che viene invece ben evidenziato nel libro è quello dell’omertà degli austriaci, di come abbiano insabbiato tutto per mantenere pulita la loro immagine, fino a che non è diventato impossibile.

Non ho però ritrovato particolarmente utile quanto letto perché non viene posto l’accento in particolare sugli attori di questo tragico evento, e sui loro profili psicologici, solo accennati qua e là ma principalmente solo intuibili. È terribile vedere pagina dopo pagina la totale passività della ragazza che diventerà poi sua moglie, costretta a subire violenze di tutti i tipi, nonostante siano solo psicologiche e non fisiche.Īmmirevole la forza della ragazza che resiste per tutti quegli anni con una certa stabilità mentale, senza cedimenti della volontà come sarebbe naturale immaginare. La storia viene seguita nel tempo con una ricostruzione dall’infanzia dell’uomo al matrimonio con la moglie Rosemarie alla chiusura della ragazza in quello scantinato fetido, fino alla sua liberazione.

Questo libro è la narrazione di un giornalista del caso di Elisabeth Fritzl, tenuta segregata per 24 anni in un bunker dal padre Josef, ad Amstetten in Austria, e da lui stuprata più volte con sette gravidanze.

Elisabeth fritzl now 2019